Archivio Magnini

Dibattiti e interventi - Cultura

1972 - Sul museo di arte moderna


La Nazione - 7 giugno 1972

La galleria d'arte moderna: auspicio di chi ama Perugia

Una rubrica aperta alla voce della «Famiglia Perugina» - La scelta valida giustifica la spesa non lieve - Due secoli di ispirazione regionale - Proposta: costituire una commissione di studio

Cortesemente ospitati, iniziamo questa rubrica, che vuol essere un periodico incontro tra chi ama Perugia.
Vi troverà spazio, oltre che il notiziario, la voce della «famiglia perugina». Argomenti? Diremmo tutti, purché non personali, settoriali, politici e contingenti. Non che anche essi non interessino la collettività in cui viviamo; ma, poiché esulano dalla nostra competenza, potranno essere altrove trattati.
Noi dobbiamo soltanto cercare di conservare lo spirito antico e proporre ciò che pensiamo utile al futuro della nostra città. Un'azione - controllata e civile - di vigilanza e di stimolo. «Promozionale» oggi si direbbe. Anche se è proprio chi scrive a prendere, poi qui sotto per primo la parola (e lo fa soltanto per dare l'esempio), questa vuol essere una rubrica aperta a tutti: ai soci effettivi naturalmente; ma anche a quelli potenziali. A tutti i perugini, insomma, di buon sangue e di buona volontà.
Purché si abbia qualcosa di valido da dire, basterà indirizzare a: «Famiglia Perugina», Casella postale n. 1, Perugia.
Inizia così questa «peruginissima» rubrica. Da buona e saggia perugina lo fa senza velleità, senza pretese, senza illusioni.
Con una speranza però: che almeno qualcuno dei semi che saranno gettati germogli.
Avvocato Dante Magnini - Presidente della «Famiglia perugina»

La recente questione sollevata da Gerardo Dottori per la minacciata revoca della sua donazione al comune di Perugia ha riportato un problema non nuovo,
Noi stessi della legittima insoddisfazione del maestro già - ci rendemmo - per ragioni non professionali, ma di pura amicizia - personalmente interpreti anni addietro.
Fu trovata una soluzione provvisoria allora. Altra più soddisfacente ora. Resta, comunque, sempre da risolvere il problema di fondo che, del resto, sussiste indipendentemente da Dottori: la creazione a Perugia di quella galleria d'arte moderna di cui da tanto si parla; ma che, in effetti, è solo nell'auspicio di alcuni.
E' ben vero che la questione comporta problemi tali da rendere comprensibile il timore, non dico di risolverla; ma sin anche d'affrontarla. Il che, tuttavia, andrà pur fatto.
Problemi che sono di duplice natura: economica (per la creazione ed ancor più la gestione) e di scelta. Questi ultimi non meno importanti dei primi; diremmo anzi preminenti, perché solo una scelta valida può poi giustificare una spesa non certo lieve.
Una spesa che sarà di pubblico denaro, di denaro cioè di tutti, e che quindi, se noi perugini siamo, come ci vantiamo d'essere, persone equilibrate e civili, dovremo prima essere convinti che sia veramente giustificata. E giustificata certamente non sarà dal solo fatto di poter dire d'averla come sia o di poter soddisfare qualche o molte vanità. Anzitutto, occorrerà, dunque scegliere funzione e carattere.
In conseguenza d'essi indirizzare poi la scelta delle opere. Poiché non sembra possibile pretendere che possa seriamente rappresentare l'intera arte nazionale, pensiamo che dovrà necessariamente ripiegare su quella regionale. E non sarà, comunque, specializzazione inutile, se rappresenterà compiutamente tutti gli artisti che sono nati o hanno operato in Umbria. Quando?
Diciamo in questi due ultimi secoli, sull'esempio, del resto, delle altre gallerie che si chiamano d'arte moderna. Strutturarla in due, sia pure distinte, sezioni: dell'Ottocento e del Novecento.
Se si prendono due secoli, se si esce dal raggio civico per entrare in quello regionale, l'orizzonte s'amplia e l'organico prende consistenza. S'offrono subito altri nomi di rilievo: Faruffini, Minardi ieri, Bartoli, Quaglia, Burri, Leoncillo, Francalancia oggi, Checchi, perugino d'adozione. Lo stesso Guttuso, non umbro, ma che fu all'accademia Vannucci.
E, solo a pensarci, tant'altri. Certo, la scelta dovrà essere attenta ed intransigente.
Non sarà facile, lo diciamo subito. Come non è mai facile in centri in cui si finisce per conoscere tutti e, quindi, è difficile saper dire di no.
Ma l'intransigenza sarà indispensabile non solo per una qualificazione, non solo per serietà ed onestà verso i futuri visitatori; ma anche per avere ciò che occorre.
E ci spieghiamo: sarà una galleria di prestigio se avrà presenti tutti gli artisti più qualificati; ma quelli che le mancano potrà averli solo se sarà di prestigio. (E qui, s'intende, si inserisce anche il problema, parimenti essenziale, della sede).
Se lo sarà, siamo certi che nessun artista o erede d'artista le rifiuterà un'opera.
E sarà possibile sperare anche in lasciti e doni. Una effettiva qualificazione permetterebbe poi, ove si voglia e si sappia, anche attività culturali e didattiche collaterali, che ulteriormente - oltre che sotto il profilo turistico ed artistico - concorrerebbero a giustificare l'iniziativa.
«Museo vivo» come ora si dice, cioè aperto e stimolante per studenti e studiosi; socialmente utile. Ma per essere «vivo» sul serio, cioè effettivo, costruttivo centro di cultura e non limitarsi a far chiacchiere, occorre sempre, appunto, che un museo abbia una sostanziosa base qualitativa.
Questo ampliarne i confini e, quindi, il respiro, questo farla non «civica», ma «regionale», oltre che rendere più agevole la selezione e più facile la qualificazione, renderà forse anche possibile la soluzione finanziaria (con tutto il rispetto per i nostri amministratori comunali, non ci sembra, invero, visto lo stato delle loro casse, che da soli possano risolvere il problema ... e per questo, probabilmente, non lo hanno mai neppure affrontato).
Queste sono solo alcune idee per cercare di dare concretezza ad una cosa ancora così vaga e lontana. Che proposte ne discendono per renderla possibilmente più attuale? Lo diciamo subito: costituire, intanto, una qualificata (e, perché operi, ristretta) commissione di studio ed interessarne la Regione.
La quale Regione ben può prendere l'iniziativa, rientrando, appunto se e perché d'interesse regionale, nei suoi compiti sia sotto il profilo turistico, che sotto quello culturale (il che non esclude, naturalmente, che al finanziamento debbano poi concorrere anche i comuni, gli enti turistici, gli stessi ministeri).
Questi non vogliono essere suggerimenti: restano semplici idee del tutto personali.
E, onestamente, non sappiamo neppure quanto e se realizzabili; che si condensano, però, nella richiesta che il problema, se non per ora risolto, sia almeno e subito seriamente studiato.
Oltretutto, facendolo si inizierà a dar consistenza all'auspicio d'un artista sicuro e d'un perugino autentico (un grifone d'onore) quale Gerardo Dottori. E poi non è detto che una soluzione non ne esca.
Dante Magnini

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