La Nazione - 6 luglio 1986

Con le «clinics» arrivano 236 giovani

Umbria Jazz: Famiglia Perugina dà il suo gradimento ufficiale

E' già clima di Umbria Jazz, da oggi. Anche se i concerti cominceranno tra cinque giorni, 236 giovani stanno sciamando per le strade di Perugia. Sono i partecipanti alle «clinics», i corsi di musica (parte importantissima del programma di Umbria Jazz) tenuti dai docenti della Berklee Summer School, col patrocinio dell'assessorato alla formazione professionale della regione, nella scuola elementare di borgo XX giugno. L'intenso programma delle «clinics» (sei ore di lezione al giorno, tutti i giorni) terminerà il 20 luglio, serata finale di Umbria Jazz, col saggio degli allievi, e la premiazione, al teatro Morlacchi, prima dello spettacolo di Lionel Hampton in piazza.
L'organizzazione sta dando gli ultimi ritocchi alla «dieci giorni» jazzistica umbra; a Virgilio Ambroglini, presidente dell'Associazione Umbria Jazz, è giunto ieri un telegramma dal presidente del consiglio. Craxi non verrà a Perugia, ma ha inviato un caldo saluto e il migliore augurio di buona riuscita della manifestazione.
E un caldo saluto viene anche dalla Famiglia Perugina, che da così il suo «gradimento» ufficiale alla manifestazione, dopo i dubbi manifestati al suo nascere tredici anni fa.
«Innegabilmente Umbria Jazz partì col piede sbagliato - afferma in una nota la Famiglia Perugina: più aggregazione che manifestazione, più pretesto che musica. E fu un grave errore che creò ferite difficilmente rimarginabili. Da qui le proteste di cui noi stessi all'epoca ci rendemmo interpreti: in quella confusione s'offendevano la città, i cittadini, il buon gusto e la musica. Furono proteste che servirono - prosegue la Famiglia Perugina: il buon senso prevalse, si trascurarono le masnade dei barboni e si privilegiarono le folle dei musicofili. Ciò che importava era ricondurre - come è stata ricondotta - la manifestazione in un ruolo di credibilità e di accettabilità. E in una città giovane, o meglio di giovani qual è Perugia il jazz è pienamente accettabile e comprensibile. E, ove anche fosse moda, è una «moda giovane», con pieno diritto quindi di cittadinanza.
Né vanno dimenticati altri aspetti - aggiunge la Famiglia Perugina; se è chiassosa, fa anche chiasso e porta il nome di Perugia lontano (nei mesi scorsi un perugino, che è in America da 50 anni, ci mandò sorpreso un ritaglio di giornale americano che parlava di Perugia per via del jazz); se è affollata richiama anche gente che riempie alberghi, ristoranti, esercizi commerciali; se è costosa, richiama anche sussidi di sponsor.
Insomma, piaccia o no, fa girare idee e denaro.
Certo - prosegue la Famiglia Perugina - ciò che interessa è che il giro delle idee e del denaro sia pulito; ma vigilando su ciò, Perugia sarebbe quello che non è - sarebbe cioè retrograda e chiusa - se non accettasse la manifestazione che può essere, sì, espressione soltanto d'una parte; ma guai a quella città e a quella civiltà che non fosse espressione di più parti.
E infatti Perugia, malgrado l'infelice partenza, oggi accetta Umbria Jazz con la speranza che non si torni indietro, ma si vada avanti nel privilegiare la musica e nello scoraggiare il disordine. Diremo anzi di più: ora che è riuscita a farne una cosa seria e affermata, non vorrebbe che altri in Umbria, come spesso avviene d'ogni sua iniziativa, gliela sottraessero».
Umbria Jazz, lo ricordiamo, entrerà proprio nel vivo venerdì prossimo col concerto inaugurale in piazza Europa a Terni, alle 21. Suoneranno il John Scofield Quartet, la Tito Puente Latin Orchestra e il Tullio de Piscopo group. Poi, per dieci giorni, sarà un susseguirsi di concerti.

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