Archivio Magnini

Dibattiti e interventi - Cultura

1987 - Decentramento della Universita degli Studi


Il Corriere dell'Umbria - 8 gennaio 1987

Vogliono toglierci l'Università? E noi scendiamo in piazza

La Famiglia Perugina ammonisce

Università e decentramento: la Famiglia Perugina, la prestigiosa associazione sempre attenta ai mutamenti sociali politici e di costume, interviene con piglio sagace e bagnato di humour in merito alle richieste avanzate da altre città umbre su una graduale "cessione" di facoltà universitarie. Perugia, però, si solleva, rivendicando tradizione di cultura, ammonendo ai fatui orientamenti di moda.
Verremmo meno ai nostri doveri istituzionali, se non difendessimo Perugia e non difenderemmo Perugia, se non difendessimo anzitutto la sua Università. Perché è proprio dal suo antico Studio che la città ha tratto e trae la sua identità. Non possiamo così restare indifferenti dinanzi al moltiplicarsi delle «voglie» attorno alla nuova facoltà d'Ingegneria.
Prima è stata Terni a chiederne una parte, ora si fa avanti anche Foligno a chiederne il restante: tant'e che Perugia, che I'ha creata, resterebbe senza nulla. Il che, già di per sé, come proposta appare, non c'è che dire, quantomeno singolare.
Siamo portati a pensare che molte di queste singolari proposte nascano da pruriti estemporanei e da esigenze elettorali, più che da convinzione.
Da ponderato giudizio sicuramente non possono nascere, che un ateneo non è come una scuola d'obbligo cui per farla sorgere basta un determinato numero di bambini o d'una Università della Terza Età cui per inventarle è sufficiente un determinato numero anziani.
L 'Università vera è una cosa seria e difficile, che non s'improvvisa, che necessita di supporti, strutture, collegamenti, tradizione, clima ed ambiente senza i quali non può essere. Ma sarebbe offensivo supporre che chi preposto a decidere non lo sappia, e, dunque, inutile dilungarsi in proposito.
E però restare zitti dinanzi a tali pretese potrebbe significare od essere inteso quale un tacito avallo. Avallo che invece - ed e opportuno sia chiaro - non potrà mai esservi da parte dei perugini e non soltanto perché consapevoli di cosa significhi cultura, ma anche perché legittimati a tutelare i propri diritti e le proprie istituzioni.
Che, in un'epoca votata al superfluo ed allo sperpero, si desideri portare via a Perugia una parte della sua provincia, può essere assurdo, anzi ridicolo, ma passi: dopotutto la provincia è un organismo posticcio e fu un dono del re.
Ma l'Università no: è una sua creatura, un'essenza di vita non a caso nata fra le sue mura. Ed anche questa nuova facoltà d'ingegneria lo è. Non può permettere che sia manomessa. Significherebbe privarla d'una delle sue fonti e ragioni d'esistenza, mutilarla ingiustamente nel suo stesso essere. Non resteremo inerti: scenderemo anche in piazza, se necessario.
Confidiamo - è vero - che alla fine le cose andranno come logica insegna. Ma, certi, anche nelle pretese un po' di senso del limite non guasterebbe.

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